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marrà ancorata come ufficio e come teologia pastorale a questa con– cezione dell'annuncio e della pratica del Vangelo. Non si perver– rebbe a comprenderne il significato qualora si dimenticasse che essa acquista un senso in quanto è partecipazione « volontaria » - non imposta, cioè, da un ufficio o da un beneficio ecclesiastico - alla predicazione di Cristo e degli apostoli (28). Abbiamo detto che l'an– nuncio della parola di Dio era, al tempo di Francesco, uno dei temi più agitati dai gruppi cosiddetti eterodossi con il loro polemico ri– chiamo al Vangelo tradito e con la loro volontà di predicare ai fedeli la verità della Scrittura riscoperta. L'iniziale predicazione fran– cescana, sgorgata appunto· da una riscoperta della « forma del santo Vangelo», lascia intravedere certamente precisi punti di contatto con quella dei movimenti ereticali, composti in prevalenza di membri di classi subalterne, di poveri lavoratori, di piccoli artigiani itine– ranti. Ma il distacco dei suoi atteggiamenti da quello dei movmenti eterodossi è - in partenza - nettissimo: sia per l'assenza di qual– siasi ·palese carica polemica, sia per la profonda venerazione per la gerarchia ecclesiastica che rivela forse un inconscio ma. chiaro pro– posito di distinguersi da quanti, proprio su questo punto decisivo del- 1'annuncio del Vangelo, erano entrati in conflitto con la Chiesa fino a trovarsi sospinti su posizioni ereticali (29). 3. - Una conquista assicurata a vantaggio del popolo cristiano Con la sua sottomissione alla Chiesa, il francescanesimo veniva a legittimare la funzione storica di questa partecipazione « volonta– ria » .allà predicazione di Cristo e degli apostoli, in vita itinerante. Il contesto perfettamente ortodosso, concorse a sdrammatizzare, ma non senza contrasti, i fermenti di opposizione e di critica religiosa e sociale. Non che Francesco non si sia preoccupato, per salvaguardare (28),È sintomatica tuttavia la prescrizione della Regola non bollata, c. 17: « E nessun ministro o predicatore consideri sua proprietà il ministero dei frati o l'ufficio della predicazione, ma in qualunque ora gli fosse ordinato lasci, senza protesta, il suo incarico»: ed. K. ESSER, Die Opuscula, 391. (29) Cf. C. GrNZBURG, • Folklore, magia, religione, in Storia d'Italia, ed. Einaudi, I, Milano 1972, 614-615.

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