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altro movimento religioso, il significato, i contenuti, i valori, della predicazione evangeHca, consegnandone l'esperienza alla tradizione cri– .stiana dei secoli successivi. Nei tempi antèrìori a Francesco l'idea dominante della vita reli– giosa, nell'osservanza·« volontaria » dei consigli evangelici, era quella di rinnovare l'esperienza della Chiesa primitiva, emulando quella vita comunitaria che gli Atti degli apostoli ci presentano per la Chiesa di ·Gerusalemme(l6). Il passo è ben noto, ma vale la pena rileggerlo; « E· tutti persevervano nel farsi. istruire dagli apostoli, nella comu– nanza fraterna,. nell'eucaristia e nella preghiera [ ... ] . l fedeli intanto sitenevano uniti e avevano tutto in comune. E man mano che se ne sentiva il bisogno vendevano molti beni mobili e immobili e ne facevano distribuire fra tutti il rkavato. E ogni giorno frequentavano una11imi il tempio e spezzavano il" pane di casa in casa, nutrendosene in esultanza e· semplicità di cuore, lodando Iddio e godendo la sim– patia di tutta .là gente (At. 2, 42-44 ). Tutto il gruppo dei convertiti, poi, era un cuor solo e un'anima sola, e nessuno di loro diceva proprio qualunque suo bene: tutto invece era posseduto in comu– ne [.•. ]. Tra loro in realtà non c'era alcun indigente: quanti infatti possedevano terreni o case ne vendevano ogni tanto e ne portavano il ricavato e lo rimettevano agli apostoli; ed esso veniva man mano distribuito a ciascuno proporzionalmente al bisogno» (At. 4, 32). Questa vita «comunitaria» ha esercitato un grande asc:endente sull'ideale monastico e canonicale (17). La nostalgia della Chiesa nas scente ha favorito la preoccupazione costante di conservare, o di ristabilire, questa « vista in comune » come il fiore più puro del messaggio evangelico. Una preoccupazione presente in tutte le rifio– riture monastiche e canonicali: da Benedetto di Norcia a Crode– gango di Metz, da Cluny a Cite.aux; esaltata, via via, anche dall'in- (16) Sull'argomento si veda in·. particolare. ·Q. '.Mrccou, Ecclesiae primiti– vae forma, in Chiesa Gregoriana, Firenze 1966; 225-299 (ma già, sos~anziàlmente, in· Studi medievali l [1960] 470-498); meno incisivo è il saggio di M.-H. VICARIE';· L'iinitation des apotres.. Moines, chanoines et. mendiants: N·~xnr· siècles, Paris 1963. (17) Lo studio della regola canonicale di Crodegango di Metz (742-766) è valso a distinguere sempre meglio ·la « professio monastica » da quellà « ca– nonica » che rimasero le uniche .due· professioni religiose fino ·al sorgere degli ordini mendicanti.

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