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22 eserc1z10 di religione: nè orazione, nè messa nei dì festivi, nè astinenze, nè digiuni ben– chè comandati, ,nè confessione, nè comunione alla Pasqua », ed invoca dai Principi leggi non per condurre forzatamente i cittadini agli altari, ma- per evitare gli scandali pub– blici: « leggi che facciano rispettare la Chie– sa e santificare i giorni festivi, leggi ohe puniscano la bestemmia, che allontanino i libri empi, che mettan freno ai derisori della religione ed agl' increduli dogmatisti, e se non gl' inducono a creder bene, gl' inducano almeno a guardarsi dal parlar male » (29). Gli stessi giansenisti lo scagionano Ma abbiamo ben di più. I giansenisti veri, visto che il tentativo di attirare il 'Turchi nella loro orbita, era fal– lito, per la reazione immediata da lui stesso opposta, passarono all' altra sponda e si proposero di combatterlo quale loro nemico. L' accusarono a) di aver saputo sempre na– vigare e mantenersi in auge per 30 ,anni, non ostante i cambiamenti ,di politica; b) che la sua oratoria e le sue omelie avevano ripor– tato troppi successi; ma non soltanto aveva questi torti, ma ne aveva altri più gravi ed erano: c) di aver attribuito al Romano Pon– te"(i,ce qualità che secondo loro non ha; d) di aver· sostenuto -e protetti i religiosi ex– gesuiti... e tutto. ciò era imperdonabile nel Turchi. A renderci ragione delle accuse, che ri– tornano ,Poi in lode del Turchi, riportiamo le stesse parole del suo maggior nemico, per– chè ognuno possa giudicare dell' immunità del Turchi dal Giansenismo (30). 29). Prediche, ne», pag. 25. cc N e.à della religio- 30). Ri(!,essioni ecc., citaf:e al1a nota 5. Questo libro ripieno delle dottrine gianse– nistiche non fa che mettere in evidenza le dottrine ortodosse del 'Jìtirchi. La prova più bella l'abbiamo nello stes– so libro del Sopransi. Non abbiamo proprio bisogno dell' Apolo– gia dell' Andrà (31) per ,difendere il nostro Turchi, ma basta prendere la semplice in– troduzione del Sopransi per assicurarsi che il Turchi era tutt' altro che Giansenista. ,31). 1Giacinto Andrà: Apologia delle O– melie di Monsignor Turchi V escavo di Par– ma o. Apologia della ve,rità e della Reli– gione. Opera di Giacinto Andrà, torinese. Torino presso i Librai Michela11gelo Mora– no e Fratelli Reggend. Vol. I., pag. 156, Vol. II., pag. j90 (18 x112). Stampata :a iCarmagnola ,da Pietro Barbiè verso il 1804 secondo il Pezzana (M.em . p. 276). L'Andrà nella lettera presentazione del seciOndo volume ci dice che il Sopransi, giunto in fin di vita, feoe una · completa ritrattazione, che val la pena di riportare, ritornando in onore del religioso Carmeli– tano che la faceva, per quanto il Pezzana (I. c.) non dia alla notizia rif:erita dall'An– drà una- ,grande importanza. Noi però, trat– tandosi di un religioso, amiamo ritenere au– tentica la ritrattazione. Ricevuti pertanto i Sacramenti, protestò: 1°) Che tutto ciò che aveva scritto d'odioso contro Mons. 'Tur.cihi erano calunnie, e le aveva scritte per ispirito di vendetta e di partito. 2°) Che egli riconosceva nel Pon– tefice il Successore di S. Pietro, il Capo della Chiesa, il Pastore dei Pastori, e ri– conosceva in lui tutta quella autorità che si ·era sforzato di impugnare nelle sue ri– flessioni. 3°) Che riprovava tutte quelle o– pinioni, sistemi e dottrine che erano o ri– provate o c,ondannate dalla Ohiesa. 4°) Che ammetteva per vere tutte le dottrine inse– gnate da Mons. Turchi sull'Autorità del R. Pontefice, sulle indulgenze, sulla forza coattiva della Chiesa, sulla proibizione dei libri, sul culto delle reliquie -e sopra i Giu– bilei, e impugnava particolarmente, e ri– trattava tutto ciò che aveva detto nella no– ta esistente nel I. Vol. pag. 185. 5°) Che riprovava, condannava e ritrattava tutto ciò che aveva scritto contro la Chiesa il Pon– tefice, la ,disciplina, ecc. per !sostenere il. partito dei Giansenisti. L'Andrà, scrisse anche un Elogio di 111on– signor Adeodato Turchi, Gavvuccino, V e– scovo di Parma, pag. 24 (12 x 18), nel qua– le il T. è considerato in particolar modo come sacro oratore.

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