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20 .. gliarli al· clero iniferiore e a solo oggetto di mettere in fine e vescovi e clero sotto i piedi del popolo ». Riferiva quelle pa:role a Scipione de' Ricci, che con l'aiuto del Granduca di Toscana si era 'messo a riformare conventi e parroc– chie, a bandire certe forme; di culto este– riore, a togliere pretesi abusi in aperta ri– bellione contro la Chiesa Romana. Nessun ,ombra :di giansenismo appare dal– le opere del T. sia in quelle che manifesia– mo.... il pensiero del Vescovo, sia in quelle precedenti. . Nè crediamo si possa vedere giansenismo come vorrebbe vederlo il Tononi (19) nel- 1'. Orazione funebre detta dal Turchi per Maria Leczinski nel 1768, quando inveiva calorosamente contro il fanatismo religioso « figlio dell' ignoranza e della auperstiz.io– :ne » O nelle altre parole « la Religione di Gesù Cristo non ispira che amore, docilità. e soggezione alle sovrane potenze » perchè allora si dovrebbe concludere che si vuole fare il processo alle intenzioni e che non si sono .neppur lette le prediche alla Cor– te, nelle quali son trattati senza ombra di aidulazione i governanti. Come parla uno storico sereno del giansenismo Sentiamo in proposito anche un' altra cam– pana. Arturo Carlo Jemolo, nel suo libro « Il Giansenismo in I1lalia prima della Rivoluzio– ne » (20) a pag. 391, scrive: '' E' in fama di giansenista il cappuccino 19). Rivista Universale, agosto 1867, pag. 283. 20). Bari, Laterza l9i28. L' A. ,del « Non praevalebunt » dirà che (193), il volume del Iemolo è un libro da l~gger_e con prudenza (25), ma noi invece r1trov1amo in esso un raggio di luce ché ir- Adeodato Turchi, parmense, predicatore ce~ lebre in tutta la Penisola, poi predioatore di corte e precettore dei figli del duca Filip– po di :Borbone, dal 1788 vescovo di Parma. Si disse anche che l' elevazione al vesco- vato lo avesse. portato, secondo .gli unì a mutare i propri sensi, seC'ondo gli altri, tra cui il Botta, a mutare non opinione, bensì. discorso. M.a gli scritti del Turchi, anteriori e po,– steriori alla nomina al vescovato, non con– fermano questa fama. V'è, sì, in lui, un sano rigorismo morale, l' orrore della menzogna che non ritiene le– citia neppure per custodire il segreto politico eh' egli esalta come perfettissimo mezzo di governo, l' avversione ai falsi devoti che cre– ,dono di poter compensare il loro attacca– mento al pec0ato con le pratiche esteriori, e « si lusingano di unir per tal niodo religio– ne e passione, libertinaggio e pietà, Cristo, e Belial; si persua,dono d' esser amici di Dio, mentre vivon nemici delle sue creature; d 'es– sere accetti 'alla divinità, mentre si mettono, sotto i piedi i suoi purissimi comandamenti ». Il Vangelo, in cui scorge sopratutto un co– dice morale, è la pietra di paragone per co– noscere il cristiano. Non è, tale quegli che accetta tutti i dogmi, m·a crede la legge di Dio « soave U:on per la gr~zia che l' accom– pagna, ma per le passioni che soddisfare si possono», e ritiene che si possa ,e esser buon cristiano e servire al senso che domanda im– portuno sempre nuovi piaceri: chiamar disonore il far bene .al nemico, fanatici i di-. screti e savi zelanti, giansenismo la più sana morale, scempiaggine l' umiltà, superstizioni· ed inutili cose i digiuni » (21). radia meravigliosamente il « Non praeva– lebmit ». Quest~ diciamo, pur non condivi– dendo tutte le idee del Iemolo. 21). • Orazioni funebri e discorso sul Se– g~eto politico, Parma 1796, «Discorso» pa– ,gma XXIII; Prediche alla Corte, Milano 1826.,- « Necessità della religione e del Van– gelo», pagg. 21 e 200. Nell'edizione citata
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