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14 quello che non ho mai inteso di dire. In breve si pretende di farmi passare come fa– vorevole ad un Partito, che io disapprovo, e condanno sinceramente, e di cuore. Qual fine si sia proposto l' Autore delle Rifiessiowi con una simile stravaganza a me non appartiene l'indovinarlo. Non potrò mai persuadermi eh' egli abbia pensato di ag– giunger peso alle storte sue massime auto– rizzandole col mio nome. Io sono l'ultimo in ogni genere tra tutt' i Vescovi, e la mia autorità non può nè togliere, nè dar peso a nessuno. Qualunque ~ggetto però avesse in vista l'Autore, volendo pur fare delle Ri– flessioni a suo modo, ,doveva almeno lasciar fuori la PrefOJzione, che le precede. Non è questi, mi si perdoni, dhe una congerie di fal– sità e di calunnÌe. Si può ben torcere il sen– oo di uno Scrittore, e per leggerezza, o per malizia trovare nelle sue espressioni tutto ciò che si vuole trovare; ma nè la leggerezza, nè la, malizia potranno in modo nessuno rea– lizzare dei fatti, che non ebbero mai esisten– za. Quando si tratta di fatti, e di fatti rela– tivi a persone viventi, che ,possono da un momento all'altro smentirli, bisogna andar bel bello; non credere a voci vaghe ed in– certe, ed allora massimamente, che simili fat– ti tendono a denigrare persone di probità e di rango. Sono questi i primi elementi della giustizia, della carità, e della civiltà. Così però oonveniva che ad una bugia di Rifles– sione si facesse la strada con una bugia di fatti. Si dice, che appena fui nominato alla Se– de Vescovile di Parma, alcuni Canonici di questo Capitolo, aventi alla testa il Vicario Capitolare ..... ricorsero a Roma; per im,,Pe– dire che la mia elezione fosse confermata dal Papa, mi accusarono di Giansenismo: che il Sam,to Padre comunicò l'accusa al Real So– vrano, il quale mortificam,do gli Accusato1·i mi rese la dovuta giustizia. Il ricorso a Ro– ma dei Canonici di Parma è una solenne bu,gia, e quindi bugie solemii sono tutte le conseguenze, che da tale ricorso 8i vogliono derivate. I testimoni, ohe depongono contro tali bugie, sono ancora viventi, e sono trop– po rispettabili per soffrire eccezione. E poi, come sarà mai presU?libile che i Canonici di questa mia Cattedrale, distinti per . la. loro nascita, saviezza, e prudenza, volessero fare un ricorso direttamente opposto alla volontà del loro Sovrano, con pericolo d'incorrerne la giusta indignazione, ed essere per lo meno mortificati, e conifusi? Il Santo Padre per sua speciale benignità mi elesse al Vescovado di Parma così pregato dal Reale Infante. Feci di tutto e sinceramente e di cuore per non essere Vescovo, mal confacendosi un tal peso e colla mia età, e colle mie ·circostanze. Fui obbligato ad accettare. Ecco tutta la storia; ma nè, il Santo Padre, nè il Reale Infante hanno mai sentita ombra ,di ricorso contro tale elezione. Si va avanti, e s1 asserisce, che appena giunto in Roma pe1· consacrarmi, mi fu mu– so ai fianchi il Patriarca di Antiochia li[ on– signore della Somagli,a. E qui si danno a quel grand' uomo certe nere pennellate, ohe presso le peraone oneste e civili e cristiane fanno più disonore a chi le diede, che a. chi le ha ricevute. Sono moltissimi anni ohe Monsignore della Soma.glia mi onora della sua amicizia, quindi stando in Roma, ogni giorno ci trovavamo insieme a geniale con– ver.sazione. Ma posso dire con verità di non essere mai uscito dalla conversazione di quel- 1' insigne Prélato se non edificatissimo per la giustizia ,delle sue massime, per la pru– denza dei suoi consigli, e pei molti lumi in ogni genere di scienza massimamente Eccle– siastica. Monsignore della Somaglia non ha. bisogno delle mie lodi : egli è conosciuto in Roma, e fuori di Roma, e tutti i buoni ren– dono giustizia al distinto suo merito .. Si di– ce, che il Somaglia credette di vedere in me rico 1 piato il proprio carattere. Piacesse a Dio ciò avvenisse, e fosse in me ricopiata la sua pietà, la sua prudenza, la sua dottrina'.

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