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VI Non rimase ne11pure un ette delle stor– ture dottrinali che i contradi.tori gli alfi– biarono, ma perchè tutto sfumava nel nulla mercè la lucida dirittura della sua difesa e perchè rimase inconcusso e fermo ai princi– pi cattolici, i giansenisti gettarono la ma– schera e gli si voltarono ringhiosamente con– tro, fa,cendolo segno ad uno syietato fuoco di fila di false accuse, di insolenze e di of– fese, du,·ate non poco. Quest' ultimo attéggiamento avrebbe do– vuto fare logicamente concludere che il Tur– ch·i doveva essere tutt' altro che un gianse– n,ista; invece la menzogna trovò i suoi se– guaci, e in libri senza. critica, come in auto– j•i ignari o privi della dovuta rettitudine, segwitò la sua obliqua strada fino al presen– te. Infatti, ctnche un volume di recente pub– blicazione - il Non P'raevalebunt della li– breria Gregoriana di Padova, che tratta dei nemici del Sacro Cu-0,re - accredita lo stol– to pregiudizio e il Turchi vi è nientemeno che qualificato « iin apostolo fanatic)1 del ,giansenismo•"· La cosa apparve sub#o grave a l' Ord~ne Minoritico dei Cappuccini Emiliani che eb– be ragione di risentirsene do,ppiamente: in quanto, intaccava un ves•ciovo gloria della loro' reli.gfone e un parmigiano, di una cit– tà, cioè della loro Provincii,a, che non conv·e– niva lasciare così inopinatamente e un tanto dhiaro soggetto vilipendere. Uscì per tal guisa l' opuscolo che presen– t·iamo ai lettori e che venne offerto con no– bile dedicatoria a S. E. il nostro Vescovo, i.li ons. Evasio Colli. In tale studio l' autore si protesta di scri- 1;ere nella sua qualità di storiografo dei Cappucc,ini Emiliani, ed è doveroso ricono– scere che assolve bene al suo compito e alle sue responsabilità. In lui, infatti vi è. inte– ra conoscenza d·elle fonti, abile maneg,qio di cr·itica, copiosa e sempre controllata docu– mentazione, dettato chiaro e conclusivo; mentre poi il tutto è coronato da quella bel– la decisività che fa sentire il Cappuc:cino in– telligente ed appassionato, il quale lotta per l' onore del proprio Ordine con la convinta sicurezza di ri,portarne merito e vittoria. Si leggano i capitoli intitolati: Altre con– ferme storiche; alcune parole di c 1 ommento; Gli stessi giansenisti lo scagionano; la ve– rità si fa strada, e se ne riporterà la più . netta impressione che il Turchi non, fu gian– senista. E non lo fu davvero; fu inveòe, il suo 1 contrario. Perchè fra tutte le riforme che egli incloraggiò e predilesse non se ne trova alcuna che sia stata propugnata dal _qianse– nigmo; perchè non è provato che sia mai stato della R. Giunta lli Giurisdizione, is.Pi,– mtrice talora dei, mali dise_gn,i del Du Tillot; perchè tanta parte ebbe nell' abolizione del– le leggi Leopoldùie quasi semmre più gian– senistiche e giacobine che la stessa, setta non pretendesse, e percViè, infi.ne , fu proprio un frate, al dire dell'illustre 1vlons. Magani, -impegolato di giansenismo fino ai ca.Pelli, che lo denigrò con 1vn ver_gognoso libello ; quello stesso del quale n,ell' opuscolo in pa– rola il chim·o P. Placido ha fatta severa e definitiva _qiustizia. · Scrivendo di tutti i detrattori del Turchi, al precitato Mons. 1vlagani si arroventò la pen– na fra le dita agitate e nervose e g.Zi sdatta– rono periodi come questo : « Viva Dio I L 'o– pera di q11,e' malevoli è sepolta nel fango' e ,gli scritti di quei libertini nessuno più leg– ge, mentre le opere d,i questo V escavo, uno dei più grandi che abbiano onorato Parma, furono tradotte in spagnolo, francese, tede– sco e credo anche in inglese; continuano anc'Ora ad essere rovistate dai dotti, studia– te in ispecie dai cultori della sacra eloquen– za, ammirate come quelle di un uomo di genio d'una precoce modernità, anticipata cli . un secolo "· Il giudizio vale un moniimen,to; ma qui più che altro l'abb,:amo riprodotto perdhè con tal calore di 1;iva e pugnace ritors1:one lo si sente ripetuto a,nche nella critica del P. Placido; onde la figura del Titrchi ne riescle appieno vendicata. Il lavoro, edito appena itn mese fa, è già alla sua seconda edizione e in questa vi ab– biamo rilevati due chia,·imenti molto oppor– tuni. Il JJrimo, sta1mpato alla fine dello stu– dio storico dice : << Queste paqine sono sta– te offerte a S. B. Rev.ma .Mons. Evasio Col– li V escavo di Parma e conte, il qitale si è degnato di accettarne la dedica ». L' altrn r-iyuarda esdlusiva,nente un' appendice ,pole– mica, solo attinente all' autore del Non Praevalebunt. Essa inform(l): « Scriv·emmo quest' appendice pe·r dire come semplici re– censori l' im,pressione triste riportata nella lettura del libro ( il Non Praevalebunt) ; mentre ~a nota critica sul Turchi, la sola dedicata a S. E. il V escavo di Parma,' la scrivemmo per dovere d' ufffrio quale storio– grafo dei Cappuccini Emiliani "· Tali chia1rimenti ci piacciono e sono mol– to utili, perchè servono a separ&re la buo– na causa dell'Eminente V escavo difeso, da quelle pagine che contengono una serqua di epiteti e di /ra:si tutte tratte dallo stesso Non P'raevalebunt e che potrebbero costi– tuire un ricco m&nuale di in.giurie ad usai degli attaccabri_qhe. D. VIGENIO So:NCINI. Altre importanti lettere ed adesioni ci sono pervenute: le pubblicheremo nel nostro « Bollettino Bibliografico Francescano •·

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