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-<;f:i-,.· - 97 - quei Cappuccini che con sacrifici I' avevano formata. Leggi e Decreti imperiali non si facevano desiderare. I Missionari non solo erano proibiti, sot– to pena della Siberia, di ricevere alla fede cattolica qualunque individuo di setta Greca; ma ancora era loro vietato di dare istruzioni morali e cri– stiane. Era sottomesso a pene terribili I' adoperarsi alla conversione di gentili eretici o infedeli: e così parimenti il corrispondere con la S. Sede e sopratutto con la Propaganda Fide. Ilministro spirituale che dipendesse da altra autorità spirituale che non fosse quella del Concistoro di Mo– gleileff, er1,1 un delitto che portava per lo meno all'espulsione» (I). P. Damiano stesso, prefetto della Missione, dichiarò di non poter ottemperare a questi ordini senza aver prima istruzioni dal sommo Pon– tefice. Glifµ risposto dalle autorità locali non esservi altra via di scelta all' i,nfuori d~l giurare o del partire. E dovettero partire, infatti, costretti dalla violenza, dopo diverse vicende dolorose. Nella sfèssa lettera di P. Damiano leggiamo la scena dell'esodo forzato di p.. Emanuele. · « Supèriqre dell'Ospizio di Gori era il P. Emanuele· da Iglesias coa– diuvato daLP. Bernardo da Bologna. Anche in questa fu pubblicato il draconiano decreto summenzionato. Si provarono gli agenti del governo a mettere alla porta i Missionari, ma questi di fronte a tanta ingiustizia reagirono con disprezzo, forti dei loro diritti di Missionari di Gesù Cristo. Il P. •Emanuele fece ricorso ad un espediente, che in quel momento pensò pJtesse salvare la loro posizione disper~tta, trattandosi di averla a fare con dei Russi cristiani, che non avrebbero osato quindi usare contro di essi la ,violenza. Erasi ritirato in una cappella e vestito degli abiti sacri se ne stava in orazione. Il Governatore della città che già aveva ricevuto òtdini dalle autorità superiori di Tiflis di scacciare i Missionari, fece condurre alle porte del Monastero, due carrette scortate da Cosac-' chi, i quali jn compagnia di un Colonello, del maestro di polizia, di altri ufficiali e di sbirri si introdusse nella cappella e cacciò via i poveri cattolici, che struggentisi in lacrime di dolore, vi stavano genuflessi da– vanti· a Gesù Sacramentato. Dopodichè il Governatore ordinò al P. Ema– nuele di deporre i sacri paramenti e partire, e non avendo questi obbedito, s'avanzò il Governatore medesimo, e con le sacrileghe sue mani, aiutato ancora da satelliti lo spogliò. Così, presi a forza quei buoni Padri, senza che potessero dare neppure I' ultimo addio al loro afflitto popolo, furono posti nella carretta e cacciati come malfattori con il P. Bernardo da Bo– logna.» Come fu il loro viaggio fino a Cutari, ci è pure narrato dal Prefetto della Missione: « Chiunque ha cognizione dell' altezza sconfinata del monte (1) • Lettera I. sull'espulsione dei f>P. Missionari Capp. dalla Miss. della Georgia. Roma. Salviucci 1858 - Trebisonçla 1-13 febbraio 1845. • '-' '-'
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