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- 52 ~ sto popolo a vivere cristianamente e religiosamente facendo come face– va il nostro Divino Maestro Gesù Cristo • : Coepit facere et docere (1) E un altro Missionario che ebbe famigliarità con P. Francesco, così scriveva alla Congregazione di Propaganda: «Tiene vita ammirabile più che imitabile, con che questi Signori bianchi e negri ne fanno stima èd onore tale come se fosse un Angelo mandato dal cielo; avendo estirpato molti abusi e corrutele che regnavano in quest' Isola•. (2) Scoraggiamenti e sconforti Ormai conosciamo la quantità e la qualità dei frutti riportati dal laborioso apostolato di P. Francesco da Monteleone. Ci sorprenderà, dunque, il sapere che, di tanto in tanto, era preso da sensi di scorag– giamento? No. « La vita del Missionario - scrive un dotto sacerdote - è un con– tinuo alternarsi di scoraggiamenti e di conforti. L'occhio del missionario misura la vastità del campo che gli è affidato, enumera le difficoltà che intralciano l'opera sua: il campo è immenso, le difficoltà senza numero; considera poi la sua pochezza e la scarsità dei mezzi posti a sua dispo– sizione. Quale sproporzione ! (3). È proprio il caso del P. Francesco. Le scandalose orgie notturne, I' indifferenza, se non addirittura la connivenza di chi avrebbe dovuto unirsi a lui nel combatterle; la scarsità degli evangelizzatori; i bisogni immensi di quella messe promettentissima, tutto gli si presenta alla mente e lo costringe a riflettere. Come si comprendono i suoi sfoghi, alle volte confidenziali al segrètario di Propaga11da Fide; alle volte ufficiali al Pre– fetto della Congregazione o addiritura al Santo Padre (4) per interessarli ad una maggiore valutazione delle circostanze in cui si trovava la sua Isola! Queste ombre che si addensano sul suo spirito fanno meglio risal– tare la luce ed il fuoco che albergavano nel cuore suo palpitante per la salvezza delle anime e per la propagazione del regno del Cristo. Eppure questi pensieri n!cn gli impedivano di volgere la mente al resto della Chiesa e a riconoscere le miserie di altri paesi che si trovavano in condizioni più disperate delle sue. Ricordava di avere sentito parlare di una moltitudine di schiavi, cri– stiani in parte, ma più pagani, concentrati nel Messico, nelle miniere di Mina e di Arda e nei porti di Salè, privi di assistenza spirituale per I' insufficenza numerica dei Carmelitani Scalzi. Quegli infelici erano l'og- (1) - Scritture riferite ai Congressi ecc., fogl. 62 (lettere del 27 Marzo 1687) (2) - Ibidem - Voi III fogl. 204 (20 aprile 1690). (3) - Carminati " Il problema Missionario,, - Bergamo 1925, pag. 223 . (4) - Lett. 14 giugno 1694. Scritt. rif., Voi. III., fogl. 61-62.
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