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~103- Nel 1844 fu in patria e assistette agli ultimi momenti del Vescovo suo · vecchio amico, mons. Serafino Carchero. Ma il cardinale OrioH, protettore dell'Ordine, nel 1848 lo richiamava a Roma per affidargli la Prefettura del Collegio Missionario Internazionale. Proprio in quei 'momenti, ,gravi per la Chiesa al punto che il suo stesso . capo Pio IX fu costretto a lasciare la Città eterna e con Lui il Rev.mo P. Generale e Definitorio dell'Ordine dei Minori Cappuccini. (I) Rimase a Roma il P. Salvatore, che continuò a trattare gli interessi delle missioni, ma infine, anche lui dovette cedere alla forza degli eventi e lasciare, anche se per brevissimo tempo ,. l'eterna città. Il P. Salvatore cosi scrive al Segretario della Propaganda Fide nei riguardi del momento difficilissimo per tutti gli interessi dei religiosi : « II Vice Procuratore Generale dei Cappucc,ini ha l'onore di compiegare le risposte che dello scorso aprile e del cadente luglio andava debitore all'Ecc. V. Rma. Le due in data di aprile erano già disposte allorchè venne I' avviso in convento che nessuno dei religiosi si lasciasse vedere per le strade, per non rimanere vittima del furore diabolico e dei dema– goghi. , In seguito di altro avviso, il sottoscritto dovette uscire da Roma lasciando in conseguenza tutti gli affari dell' ufficio sospesi », 26 Luglio 1849. Ed in altra in data del giorno precedente scrive allo stesso Mon– signore Segretario: « Il .fatale cambiamento delle cose pòlitiche in Roma, ruppe questo disegno e tanti ·altri ancora che il sottoscritto si disponeva di sottomettere ali' Ecc.. V. Rma in vantaggio delle Missioni.» (2) Attraverso la su'a corrispondenza si vede chiaro anche quanto gli stesse a cuore la sistemazione del Collegio delle missioni, affinchè meglio rispondesse alle esigenze del fine stesso per cui fu istituito. In seguito lo stesso Pontefice che Io voleva chiamare « l' Uomo della burrasca,» Io nominò anche Consultore della Suprema o Universale In– quisizione: infine nei comizi generali, presieduti dal card. Fornari nel 1853; fu eletto ministro Generale. Egli delineò il suo governo nella prima Lettera Pastorale: « Nos, quidem, a nàtura suavem indolem nacti, severuin gubemandi modum constanter refugimus. Sembra impossibile come abbia potuto rimanere fedele a questa linea, in quei tempi tanto delicati per la Chiesa. Riorganizzò gli studi generalizi, adattandoli alle esigenze culturali dei tempi. Dotato di vasta coltura e di ingegno versatile, potè approfondire, oltre che la teologia, la filosofia e il diritto, anche la lingua e la filolo– gia greca, la lingua e l' archeologia ebraica e la S. scrittura. Tutto ciò (!) • CollegH S. Fidelis pro .Missionibus Ord. Min. Cap., Conspectus Historicus; Eduardus Alenç0t1iensis, Romae Apud Curiam Generalitiam o. 111. Capp,, 1926, pag. 26., (2) - Ibidem, pagg. 27, 28, 29. e.i V \.,I

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