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Martedì «Prese il pane... » Gesù prende il suo corpo tra le mani, cioè prende se stesso e la sua vita. Così insegna che è necessario diventare capaci di possedere la nostra vita per poterci donare agli altri, perchè non possiamo disporre di ciò che non ci appartiene. Questo dominio di sè è fondamento di quella regalità cri– stiana che è frutto anzitutto dell'educazione, e del costante e faticoso con– trollo del nostro io. Il vero amore, infatti, è quello di colui che non dona altro da sè, ma che fà dono di se stesso. Ce lo ricorda san Paolo: « Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di DIO, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a DIO; è questo il vostro culto spirituale. Non conformatevi alla mentalità di questo seco– lo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di DIO, ciò che è buono, a lui gradito e pe,fetto» (Rom 12,1-2). Per non essere portati a spasso dalla nostra istintiva passionalità, op– pure rimorchiati dalla mentalità del mondo così diversa da quella evan– gelica, occorre maturare quella prudenza che è virtù cardine della vita cristiana, cioè capacità nel discernimento fra ciò che è bene e ciò che è male; fra ciò che è egoismo e ciò che è amore. Domande: - Lavori con impegno su te stesso o ti imponi agli altri senza alcuna preoccupazione di cambiare? - Ami la verità o preferisci accontentarti di sembrare senza essere? Prospetti la santità a te stesso e agli altri, oppure più semplicemente l'immagine dell'uomo per bene? - 4 -

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