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- 12 sero quel minimum di esenzione, necessaria al loro sviluppo naturale, sarebbero forse in grado di fornire tanto personale a tutte le Diocesi, a tutte le Missioni del mondo? Sarebbe semplicemente impossibile. Gli Ordinari diocesani non sarebbero facilmente in grado di lasciar par– tire dalle loro Diocesi un personale adeguatamente preparato, di cui sentirebbero il bisogno essi stessi per il disimpegno -di innumerevoli attività diocesane. Di operai evangelici, non ce ne sono mai in sovrab– bondanza, in nessuna Diocesi, attese specialmente le esigenze moderne. E' da secoli, che la Santa Sede si rivolge agli Istituti religiosi, quando sente la necessità di « lavorntori » nel campo evangelico, e in altri set– tori di vario carattere, come nella scienza, nella cultura, nel magistero, Ma un personale idoneo deve essere preparato, elaborato nel suo pro– prio Istituto, sotto il controllo dei propri superiori, in un clima morale e spirituale che sia il proprio, quello voluto dalla sua vocazione, san– tificato dalla particolare spiritualità di ciascun Istituto. Senza l'esen– zione ciò sarebbe oltremodo difficile di ottenere. La Chiesa se n'è sempre reso conto, ed è perciò che ha concesso ed ha difeso il privi– legio come un elemento, sia di fatto che di diritto, indispensabile, es– senziale alla vita degli Istituti religiosi; ed è per ciò che la Chiesa stessa lo ha col1'Cesso soltanto dopo molto tempo di prova, quando, cioè, ha riconosciuto negli Istituti quella maturità necessaria per es– sere strumenti pronti, sicuri ed utili nelle sue mani. « La schiera multiforme dei Religiosi e delle Religiose (affermava l 'E.mo Card. Mimmi alla presenza del Papa), sono una vera acìes Ec– clesiae (esercito deìla Chiesa) nelle conquiste generose del Regno di Dio ». (Osserv. Rom. 26-3-'60). Ma, noi oseremmo aggiungere, togliete a questa « acies », a questi eserciti schierati in campo, i loro rispettivi Superiori Generali, per sottoporli ad altri comandanti, che essi non comprendono, e dai quali non possono essere compresi, e sarebbe ben difficile parlare di « conquiste nel Regno di Dio ». Ogni Istituto ha la sua peculiare « forma mentis », ha il suo « dizionario », direbbe un ìllustre oratore (Padre Cinti, O.P.), acquisiti dalla caratteristica spiri– tualità di ciascun Istituto; e quindi un'autorità estranea ad essi, sia pure insignita di potestà episcopale, si sentirebbe sempre estranea ed incompresa, e dai Religiosi facilmente guardata con diffidenza subco– sciente. Sòltanto la Santa Sede può guardarli dall'alto, animarli, con– trollarli, e - se occorre - ammonirli, sicura di essere ben compresa ed efficacemente obbedita. Uno degli ultimi casi di emergenza, in cui il Pontefice si è rivolto direttamente agli Istituti religiosi, è stato recentemente per invitarli z,d inviare « rinforzi apostolici nell'America Latina ». Si tratta (diceva il Papa ai Superiori Generali ed alle Superiore Generali degli Istituti religiosi convocati appositamente), si tratta « di congiungere le sante energie della Chiesa », e spiegava che intendeva per sante energie della Chiesa « le meravigliose forze degli antichi Ordini religiosi, delle numerose Congregazioni Società ed Istituti maschili e femminili di perfezione e di apostolato, e dei più recenti Istituti secolari » a fine

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