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-- 21 - verso la patria celeste, e la sua eleva– zione alla nobilta di -coerede del cielo, dalla vita nascosta si solleva il cantico in lode alla dignita e grandezza della famiglia, in lode al dover sacro del la– voro e della sua nobilta. 2. La famiglia. Proprio quando ve– nimmo a Loreto nel 1900, il mondo ri– sonava degli alti richiami di Papa Leo– ne XIII di v. m. alla santita del ma– trimonio, alla disciplina domestica, alla responsabilita dei genitori nena educa– zfone dei figlioli, alla tutela dei valori sacri della cristiana civilta. L'esempio vivo, sottolineato con tanta forza da quel Nostro grande Predecessore, pro– cedeva appunto dalla Sacra Famiglia di Nazareth, con le sue lezioni di pie– ta, di amare, di sacrificio. Con Gesu e con la Madre sua Maria, se ne veniva innanzi allora San Giuseppe, anche lui, a prendere finalmente il pasto, affida– togli dalla Provvidenza nell'ampia visio– ne dei secoli e nello sviluppo meraviglio– so del Carpo Místico. Ecco l'insegnamento di Nazareth: fa– miglie sante; amare benedetto; virtu domestiche, sboccianti nel tepore di cuori ardenti, di volonta generase e buone. La famiglia e il primo esercizio di vita cristiana, la prima scuola di fortezza e di sacrificio. di dirittura mo– rale e di abnegazione. Essa e il vivaio di vocazioni sacerdotali e religiose, e an– che di intraprese apostoliche per il lai– cato cristiano; la parrocchia prende di– gnita nuova e fisionomía inconfondibi– le, e si arricchisce di nuova linfa vitale di anime rigenerate, e viventi nella gra– zia del Signare. Il Concilio Ecumenico vorra essere anche per questo un solen– ne richiamo alla grandezza della fami– glia, ed ai doveri ad essa inerenti. Acco– glietene, diletti figli, come il primo sag– gio dalle Nostre parole, che vi richia- mano a considerare sempre piu a fondo, nena luce della Sacra Famiglia, l'altez– za dei compiti, che da voi si attende la Chiesa. 3. Il lavoro: e il terzo insegnamento di Nazareth. Della vita nascosta di Ge– su sappiamo poco; ma circa il lavoro di quei trent'anni conosciamo quanto basta. Sull'esempio di Gesu, venti se– coli di cristianesimo hanno aiutato l'uo– mo a riconoscersi nella sua interezza, sollevandolo alla coscienza della sua dignita. Ci puo essere un lavoro esclusivamen– te intellettuale, che deve peraltro soste– nersi sulle forze fisiche dell'uomo. Ma non c'e un lavoro puramente materiale: il soffio dello spirito, con cui Dio ha im– presso nell'uomo la sua immagine e so– miglianza (2), deve vivificare tutto quanto procede dall'uomo: gli strumen– ti dell'agricoltura, le macchine mirabili della tecnica, gli strumenti della acuta ricerca. Diversamente la materia po– trebbe prevalere sull'uomo, e togliergli il dominio sulle leggi stesse che egli e riuscito a scoprire. E invece e l'uomo che deve dominare il cosmo, secondo il comando antico: «Riempite la terra, e assoggettatela» (3). Egli e infatti chiamato a cooperare coi disegni di Dio Creatore, e tale nobil– ta dell'umana fatica, anche della piu umile, e ricordata e sublimata dal lavo– ro di Gesu nella officina di Nazareth. Venerabili Fratelli, diletti figli! Ogni domenica - accennammo gia - dalla N ostra finestra del Palazzo Apostolico in Vaticano, nell'ora meri– diana dell'Angelus, c'e in piazza San Pietro un convegno di anime, che da tanto conforto e tanta delizia. (2) Cfr Gen. 1, 26. (3) Ibid. 1, 28.

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