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Quando, nell'estate del 1529, fra Ludovico da Fossombrone, a capo della riforma cappuccina, si trasferì a Roma insieme ad alcuni dei suoi compagni e fissò la sua dimora, prima a Santa Ma11ia dei Miraco1i nelle vicinanze de1la Piazza del Popolo, e quindi, sul finire del 1530, a Santa Eufemia, oerto non si curò di organizzare un archivio nella sua rudimentale curia. Non ave– va neppure portato con sé i documenti pontifici riguardanti l'erezione e l'approvazione della l1iforma, cioè ,il breve della S. Penitenzieria del 18 maggio 1526 e fa bol1a Religionis zelus del 3 luglio 1528, che l"imasero, forse per sicurezza, a Fossombrone. Ed anche dopo che la curia si fu stabilita, dal 1536, in S. Bonaventura a Monte Cavallo, l'Archivio generale come tale era praticamente inesistente. Infatti, quando nel 1578 Mar-io da Mer– cato Saraceno, che aveva già scritto nel 1565 la sua prima rela– zione sugli inizi della 11iforma, fu incaricato dal vicario generale di scriverne una seconda più ampia, la curia generale non sem– bra avergli consegnato 1 i documenti essenziali sulle origini del– l'Ordine cappuccino. Tanto il citato Mario, come pure Bernardi– no da Colpetrazzo, dovettero elaborare ile loro prime relazioni sulla base dei loro ricordi ed esperienze personali, avendo cono– sciuto la primissima generazione cappuccina. Eppure, presso la curia dovevano essere già dei documenti pontifici nell'originale, dal 1529, e in transunti autentici, dal 1532. Ma ,i primi cappuccini si curavano più di vivere la rifor– ma che di scriverla. La successiva raccolta di materiale docu– menta11istico nelil'Archivio generale sugli inizi della riforma fu dovuta a quelle prime relazioni, che fecero avvertire iil bisogno di un materiale storico di prima mano. Nel 1578 il vicario gene– rale Girolamo da Montefoore ordinò che i frati più anziani delle varie province mettessero in scritto le cose più importanti da
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