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368 SANTI E SANTITÀ La movimentata missione nel Venezuela Il padre Firmino nutriva la speranza di dare a quegli esiliati volontari un lavoro piu consono alla loro vocazione e alla loro storia. L'occasione si presentò nel 1842, quando un sacerdote ve– nezuelano, che nel suo paese ricopriva anche la carica di senatore, si presentò a Roma con l'incarico ufficiale del suo governo di reclutare cappuccini spagnoli che si impegnassero a restaurare le missioni, che tanti frutti avevano dato nei campi della evangeliz– zazione e della cultura nel secolo XVIII. A Marsiglia si imbarcarono 49 missionari, non senza aver prima sfilato processionalmente per le vie della città recando lo stendardo della Divina Pastora. All'invito del superiore, essi ave– vano risposto prontamente con un « Ecce ego, mitte me», anche se non sapevano a quale terra di missione sarebbero stati destinati. Il 10 luglio 1842 sbarcarono a Cumana, dove ebbero un'acco– glienza trionfale. I vecchi, che ricordavano con affetto gli antichi missionari, applaudivano lo stendardo della Divina Pastora e dice– vano: « Adesso sf che ci confesseremo». Ma le autorità civili, e in parte anche quelle religiose, complicarono subito le cose col mettere in discussione i punti fondamentali del contratto, quale quello di lasciarli andare alle missioni tra i pagani. Cosf, un offi– ciale del vescovo di Caracas li assicurò: « Sappiate che dovete essere parroci, poiché quel genere di missione non esiste». Dinanzi a questa nuova situazione che, annullando gli impegni presi, frustrava l'ideale missionario dell'Ordine, padre Stefano pro– testò energicamente: « Noi cappuccini non abbiamo attraversato il mare per riempire la borsa, bensi per aumentare il gregge del Sal– vatore. Questo abbiamo promesso ai nostri superiori e allo stesso papa ». Questo atteggiamento fermo ottenne il suo effetto, poiché il governo venezuelano dispose che sarebbero andati nelle terre indigene dell'Apure, non appena cessate le piogge; nel frattempo avrebbero prestata la loro opera in alcune parrocchie disseminate lungo la via. Al padre Stefano toccò quella di Parapara, villaggio fondato, come altre centinaia, da missionari cappuccini, rimasto però privo

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