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1ì4 SANTI E SANTITÀ I martiri di Andalusia Nella provincia cappuccina di Andalusia l'unico convento ri– masto per quasi un mese in zona rossa fu quello di Antequera (Malaga), sede del seminario serafico. La comunità non fu cacciata via, ma fin dal 20 luglio il convento era stato messo in stato d'assedio dalle milizie armate che, minacciose e schiamazzanti, co– strinsero i frati a tenere chiuse porte e finestre. La fraternità, com– posta da undici religiosi e da un'ottantina di ragazzi, trascorse lunghi giorni in trepidante preparazione spirituale per il martirio. Ogni tanto squillava il telefono, e una voce sadica annunciava o ricordava la condanna a morte dei « preti » del convento, decisa dal comitato rivoluzionario del paese. Ben cinque volte, temendo un'imminente invasione del convento, furono consumate le sacre specie. La mattina del 6 agosto, festa della Trasfigurazione del Signore, essendo ormai stata preannunciata l'irruzione finale dei miliziani, il guardiano, p. Angelo da Cafiete, rivolto alla comunità e ai ragazzi riuniti in chiesa, prese tra le braccia un crocifisso e disse loro tra le lacrime: « Figliuoli miei, preparatevi a morire». Dopo i vespri, nei quali erano stati commemorati i beati martiri cappuccini Agatan– gelo e Cassiano, i frati furono fatti scendere nell'atrio. Tra essi, i rossi ne scelsero cinque che si distinguevano per l'età e per l'aspetto venerando e li fecero uscire sul piazzale, dove aspettava una folla incuriosita. Sfilarono indossando l'abito religioso, in ordine gerar– chico. Il p. guardiano, Angelo da Cafiete, di 57 anni, portava nelle braccia il suo crocifisso di missionario; il vicario, p. Egidio da Puerto de Santa Maria, di 53 anni, recitava il suo diurno; il p. Igna– zio da Galdacano, di 24 anni, professore, il diacono permanente e professore fra Giuseppe da Chauchina, di 39 anni, e il fratello fra Crispino da Cuevas de San Marcos, di 61 anni, portavano piccoli crocifissi. Come giunsero ai piedi del monumento dell'Immacolata, furono crivellati con pallottole alla schiena. Uno di loro, il p. Ignazio, scelto dai rossi perché creduto il superiore a motivo della sua robu– stezza fisica, nella lettera indirizzata quello stesso giorno ai suoi genitori e fratelli, aveva scritto: « Non piangete per me; so di morire martire di Cristo e della sua Chiesa».

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