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8 Bernardino de Armellada Figlio» ci dà anche notizia della rettitudine d'un atto che si verifica tra due persone una delle quali procede dall'altra 12 • In un altro momento spiega l'esemplarità di questo amore, quando descrivendo la produzione delle persone in Dio come atto che sorge dalla pienezza di perfezione e non dalla necessità di perfezionarsi vede un ri– flesso di questo nell'atto liberale umano che si muove verso l'altro senza alcun interesse egoistico 13 • Ci troviamo così di fronte alla concezione dell'amore di carità tipica– mente scotista, del quale parleremo più avanti. Leggevo che, secondo Kant, nella vita cristiana non cambierebbe nulla se fosse soppressa la teo– logia della Trinità. Evidentemente Duns Scoto non la penserebbe così. Niente è superfluo nella rivelazione neppure nello sforzo teologico per comprendere meglio quel che crediamo. A questo equivalgono espressioni più moderne come «Dio non lo si può conoscere senza riconoscerlo», cioè senza rendersi conto del compromesso esistenziale che la sua conoscenza comporta. 3. Scoto faceva teologia pregando Questo si vede esplicitamente, ad esempio nella sua opera De primo principio, che comincia così: «Signore, Principio Primo di tutti gli esseri, fa che io creda, intenda ed esprima quello che è secondo il volere della tua divina Maestà e che serve per elevare le nostre menti alla contempla- 12 «Cum instatur de illis veritatibus, quae venss1me videntur theologicae et non metaphysicae, "Deus est trinus", "Pater generat Filium", dico quod istae veritates sunt practicae. Prima quidem virtualiter includit notitiam rectitudinis dilectionis tendentis in tres personas, ita quod si actus eliceretur circa unam solam, excludendo aliam (sicut infidelis eliceret), esset actus non rectus; secunda includit notitiam re– ctitudinis actus qui est circa duas personas quarum una est sic ab alia». Ibid.; Vat. I, n. 322, p. 210. 13 «Ad confirmationem illius glossae per "frustra" dico quod in omni ordine agentium, praecipue ubi principium activum de se non est imperfectum, status est ad aliquod principium activum simpliciter perfectum - quod scilicet agens agit ex plenitudine perfectionis et dicitur agens ex liberalitate... Nullum autem agens libe– raliter agit quod ex actione sua exspectat perfici. Sicut enim in actibus humanis li– beralis est ille qui agit vel dat non exspectans retributionem, ita, similiter, agens di– citur liberale quod nullo modo perficitur a productione vel producto». Ord. I d. 2, p. 2, q. 1-4; Vat. II, n. 234, p. 267s.

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