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Duns Scoto nella spiritualità francescana 7 Questa coerenza francescana del Dottore Sottile viene documentata nella Positio super virtutibus, nel Documento IV «Le virtù cristiane nel pensiero di Duns Scoto» 10 • Per ogni punto descritto della dottrina teologico-spirituale di Scoto si trova un riferimento a Fran– cesco e agli autori francescani anteriori, sottolineandone la sintonia nel pensiero e negli atteggiamenti. 2. Teologia, scienza essenzialmente pratica In questa linea di coerenza francescana deve essere considerata la tesi programmatica di Scoto, che concepisce la teologia come «praxis». Nel Prologo dell'Ordinatio afferma espressamente che «riguardo a Dio non si può avere scienza speculativa» 11 , cioè, una conoscenza che non faccia ri– ferimento essenziale alla volontà mostrandole il bene divino e invitandola ad una reazione amorosa dinanzi allo stesso bene infinito. Potrebbe sem– brare che alcune speculazioni, per esempio sulle relazioni trinitarie, ab– biano poco o nulla a che vedere con questa praticità proclamata da Scoto. Eppure egli stesso ne ribadisce anche la praticità. Infatti è proprio nella Trinità dove si verifica e da dove procede per noi la possibilità dell'amore vero. «Quando si insiste - dice - sulla difficoltà che rappresentano delle verità che sono evidentemente teologiche e non metafisiche, per esempio «Dio è trino», «il Padre genera il Figlio», rispondo che tali verità sono pra– tiche. La prima «Dio è trino», include virtualmente la notizia della rettitu– dine nella dilezione che esiste tra le tre persone in modo che se un tale atto si verso una sola persona escludendo l'altra (come farebbe un in– fedele), tale atto non sarebbe retto. La seconda verità, «il Padre genera il quam intelligere et perfectius... Ad rationem igitur quando dicitur quod intellectio est simpliciter eligibilior sine volitione, quam e converso, dico quod non, imo volitio simpliciter est eligibilior sine intellectione». Reportatio IV, d. 49, q. 2, n. 16; XXIV, 627b. 10 Cfr. Positio, pp. 493-556. «Ad tertiurn dico quod primurn obiecturn (Deus) solumrnodo includit noti– tiarn conformern volitioni rectae, quia virtute eius nihil de ipsa cognoscitur quod non sit ve! rectitudo volitionis alicuius ve! virtualiter includens notitiam talis recti– tudinis. Et concedo quod infertur pro inconveniente in consequente, quod de ipso nulla potest esse scientia speculativa; necessario enirn notitia eius et ciuscurnque intrinseci per ipsurn cogniti conformis est praxi aptitudinaliter et prior si cognitum est necessariurn». Ord. proL, p. 5, q. 2; Vat. I, n. 321, p. 209s.

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