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28 Bernardino de Armel!ada concezione. Si metteva più enfasi nella necessità di non escludere nessuno dall'influenza della grazia di Cristo che nella affermazione paolina «in Adamo tutti hanno peccato» 71 • Come è stato detto giustamente Duns Scoto ha trasformato qui la spada in scudo: proprio nella stessa perfezione di Cristo come Redentore, apparente motivo teologico per impugnare l'esenzione dal peccato origi– nale in Maria, lui fonderà la ragione che l'avalla. Ci troviamo di fronte alla logica dell'amore: l'amore di giustizia manifestato in Cristo mediante la sua donazione incondizionata. L'unione del Verbo con la natura umana non può non avere una forza d'integrazione del creato nel suo amore di carità. Per gli uomini significava la possibilità di corrispondenza a Dio nello stesso amore di Cristo, anche mediante una donazione totale. Era la grazia, l'amore di Dio versato sul mondo che richiedeva lo sviluppo più perfetto della sua azione santificatrice: il modo più perfetto di redenzione di cui parla Scoto. Niente di più logico che questa esigenza di sviluppo pieno si verificasse in Maria, il cui seno fecondo, con l'accettazione del cuore, sarebbe la porta umana per la manifestazione di questo amore. L'essere Madre e Figlio costituisce il debito di amore vicendevole più pro– fondo tra gli esseri umani, anche tra Maria e Gesù. Questo sembra lo sfondo del ragionàmento di Scoto: Maria «non sarebbe obbligata somma– mente verso Cristo come Mediatore, se egli non l'avesse preservata dal peccato originale» 72 • In altri termini, si legge nell'ultima delle argomenta– zioni del Dottore Sottile: «Poiché maggiore è il compromesso di gratitu– dine verso Dio quanto maggiore è ìl beneficio ricevuto, volle Dio unire con il maggiore compromesso Maria attraverso la maggiore grazia» 73 . E con– clude che in questo disegno di Dio Maria è stata la più bisognosa di reden– zione, perché doveva esser la più redenta 7 4 • 71 Rm 5, 12. 72 «Persona reconciliata non summe obligatur mediatori, nisi ab ipso summum bonum habeat, quod potest per mediatorem haberi; sed innocentia illa, scilicet praeservatio a culpa contracta vel contrahenda, potest haberi per mediatorem; ergo nulla persona summe tenebitur Christo, ut mediatori, si nullam praeservavit a pec– cato originali». Ord. III. d. 3. q. 1, n. 7; XVI, 16lb-162a. 73 «Videtur etiam quod cum Christus multis animabus meruerit gratiam et gloriam, et pro his sint Christo debitores, ut mediatori, quare nulla anima erit ei de– bitrix pro innocentia? E! quare, cum omnes angeli beati sint innocentes, nulla hu– mana anima erit innocens in patria, nisi sola anima Christi?». Jbùi., 162a. Maria, «cui nulla alia (creatura) potuit ve! non poterit in sanctitate aequiparari». Ord. IV, d. 25, q. 2, n. 4; XIX, 140a. " «Per idem patet... quia Maria maxime indiguisset Christo ut redemptore.
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