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22 Bernardino de Armellada sul significato della vicenda cosmica, ansiosi di intravedere nelle sue ra– gioni risolutive il cammino della storia, e l'avventura dell'esistenza» 47 • 7. L'amore incondizionate nella Passione di Cristo Conosciamo come gli scotisti si sono dilungati, nella storia, su que– stioni marginali e supposizioni ipotetiche, v. gr. distinguendo tra incarna– zione «quoad substantiam» e incarnazione «quoad modum» immaginando un Cristo impassibile e glorioso dentro la storia - per sé possibile - di un'umanità senza peccato. Scoto non è chiaro al riguardo nelle sue conclu– sioni. Mentre nella Reportatio Parisiensis afferma che «si sarebbe data la gloria alla carne di Cristo, se non fosse stata una dilazione per causa di un bene maggiore cioè la redenzione del genere umano» 48 , nell'Ordinatio - che resta la sua opera più personale e definitiva - lascia in sospeso la que– stione: «Se l'uomo non fosse caduto, Cristo non sarebbe venuto come Re– dentore neppure/orse come passibile» 49 • È importante rilevare che la ragione addotta da Scoto è che non c'era nessuna necessità perché Cristo fosse passibile 50 • 47 E. BEITONJ, Il primato di Cristo e i suoi riflessi nella dottrina ascetica france– scana, in La vita spirituale nel pensiero di Giovanni Duns Scoto, (Quaderni di Spiritua– lità francescana, 12), Santa Maria degli Angeli - Assisi 1966, p. 48. 48 «Dico, quad gloria ordinata est animae Christi et carni, sicut patest carni com– petere et sicut fuit collata animae in assumptione; ideo statim fuisset collata carni, nisi quod propter maius bonum fuit istud dilatum, ut per mediatorem, qui potuit et debuit, redimeretur gens a potestate diaboli quia maius bonum fuit gloria beatorum redimendo– rum per passionem camis, quam gloria carnis Christi». Rep. III, d. 7, q. 4; BALié, p. 15. 49 «Christus non venisset ut redemptor, nisi homo cecidisset, nec forte ut pas– sibilis. Ord. III, d. 7, q. 3; BALié, p. 5. Notare che nella traduzione di Mariani in La dottrina mariologica di Giovanni Duns Scoto a cura di R. ZAv ALLONJ e E. MARIANI, Roma 1987 non viene tradotto il «forte» (p.'173). 50 In questo punto è S. Bernardino da Siena che ha saputo tirare le conse– guenze più chiare: «Il meritare perfettissimo (proprio del Mediatore perfettissimo) richiede operazioni circa cose difficilissime e il patire per amore di Colui presso il quale desidera meritare. Per questo era necessario (oportuit) che Cristo morisse perché la morte realizza la pienezza della sua carità verso il Padre e i fratelli» (S. BERNARDJNJ SENENSIS Senno in feria sexta in Parasceve. art. I tertiae partis Dom. Pas– sionis, cap. 1; in Opera omnia, Ad Claras Acquas 1956, V, 119-120). E commenta Francesco Saverio Pancheri: «Pensiero audacissimo eppure verissimo nella sua am– piezza e impostazione. La morte di Cristo ha valore soddisfattorio; ma questo è un valore secondo e conseguente; il primo valore, quello essenziale è la manifestazione
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