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Duns Scoto nella spiritualità francescana 15 con l'Essere infinito in modo immediato e personale attraverso la cono– scenza, la libertà e l'amore: capax Dei, quia imago Dei 29 • 4. Dioamore E arriviamo al punto che ritengo il più consono con l'idea di un ele– mento costitutivo della spiritualità francescana e, specificamente, scotista. Si tratta di dare una doppia risposta a una doppia domanda che emerge da quanto abbiamo finora detto. In luogo, partendo dall'uomo: come è possibile l'affinità dello spirito creato con il Dio infinitamente distante e assolutamente indipendente? Dove trovare un fondamento perché Dio si riveli all'uomo facendo diventare realtà quel che per l'uomo è impossibile? Da parte di Dio la questione si può formulare così: essendo Dio l'essere assolutamente necessario, come è possibile che la sua relazione con la creatura non sia ugualmente necessaria, cioè che la sua manifestazione all'uomo non costituisca un rapporto naturale e necessario con l'intelletto umano? Scoto trova la risposta nel fatto che Dio è amore. Amore è un vo– cabolo semplice, però sappiamo che la sua realtà è umanamente compli– cata. Duns Scoto si assume il compito, con la sua sottigliezza incompara– bile, di ridurlo ad una purezza incontaminata. È l'amore di carità dove ri– siede la quintessenza del suo ragionamento. La carità è l'adesione al bene in modo totalmente libero. E la libertà è l'assenza di ogni condiziona– mento. Fondamentalmente si vuole il bene, non perché arrechi all'amante un o una utilità, ma perché è bene in prima di ogni relazione al– l'appetito. Qui Scoto supera la definizione tomista del bene «bonum est quod omnia appetunt» 30 • L'appetibilità sarebbe il costitutivo del bene. Bi– sogna notare bene che per Scoto si tratta dell'aspetto più radicale dell'a- 29 «Sed ista ratio non procedit contra philosophos, quia praemissa sumpta de imagine est tantum eredita et non naturali ratione cognita; ratio enim imaginis quam nos concipimus est tantum eredita, non autem naturaliter cognita ratione, quia ratio imaginis quam nos concipimus fundatur in anima ad Deum ut trinus est, et ideo non cognoscitur naturaliter, quia nec extremum ad quod est cognoscitur a nobis natura– liter». Ord. I, d. 1, q. 1; Vat. II, n. 13, p. 8. 30 S. Th., I, q. 6, 2c. Si può far notare lo sforzo che H. Urs van Balthasar fa in ordine a scoprire la via della bellezza per arrivare a Dio, utilizzando espressioni ba– silarmente concordanti con l'idea scotista della carità, per esempio quando dice che «il fondamento della bontà dell'essere non si basa nella necessità che si ha di esso», che «il bene non è relativo»; e che «il bene è l'amore che si offre senza motivo». Cfr. M. URENA PASTOR, l.c. p. 327.
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