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124 DE RE{,/UL',1'1'18 l'OSITIVLS PRO All2\IISS!ONE AD NOVITIATUi\I tur, sed antequam puellae habitum suscipiant, deponantur actualiter, apud mercatorem, vel penes aliam personam /ide et facultatibus idoneam, ut statim professione emissa in emptionem bonorum stabilium, aut annuorum redituum illico applicentur> (1). Aliunde, S. Congregatio declaravit ipsum depositum dotis reale et verum, non autem fiduciarium esse debere: «Per l'avvenire procuri (rescribit Episcopo Derthonensi) che i depositi delle doti delle novitie siano veri et reali conforme alli decreti della Sacra Congrega– zione e non fiduciarii come si asserisce essersi usato sin qui» (2). Perneta professione debet a depositario solvi pecunia et tradi monaste– rio, quemadmodum expresse S. Congregatio edicit i11 hac responsione Episcopo Lucano: «S'intende che Guglielmo, et Emiliano Emiliani appresso de quali fu depositata la limosi11a dotale d'una nipote loro ricevuta per monaca nel Monastero di S. Nicolo Novello, ricusano di sborsar il denaro se ben la monaca gia sía professa, et V. S. gl'habbi precettati a fario, anzi che per differir maggiormente il pagamento habbino interposto appellatione dal decreto di V. S., pero trattandosi di deposito, et di cosa dovuta per gl'alimenti della monaca, q. m. S. I. hanno risoluto che non essendovi altra difficolta che questa dell'appellatione la debba in ogni modo astringer non ostante l'appellatione li sudetti depositarii a sborsar la somma, che devono per tale causa, che con questa se ne da la facolta necessaria a V. S.» (3). Monasterium collocare debet dotem acceptam in bonis stabilibus et non in censibus, nisi in casu necessitatis et tune fiat in censibus securis. Sufficiet unum alterumve exemplum afferre ex responsionibus S. Congrega– tionis. Die 18 Junii S. C. Ep. et Reg. hunc responsum dedit: «Le Doti Monastiche, ancorche numerarie si devono investire a capitali fruttiferi, ne possono impiegarsi ad altri usi senza beneplacito Apostolico, secondo la mente della S. C. come frequentemente ha decretato, non ostante l'antico rescritto del 1605, che suole allegarsi per la facolta di disporre delle doti numerarie colla sola licenza del Superiore del monastero. Vogliono dunque questi Emi miei Signori, che V. S. disinganni le monache di S. Benedetto in S. Elpidio a Mare dell'erronea opinione espressa nell'accluso memoriale, che la dote numeraria, di cui si tratta, non sía soggetta ad alcun investi– mento, e ingiungera loro, come a tutte le altre monache dei Monasteri della sua Diocesi, che d.ebbono investire a capitali tutte le Dotl, ancorche nume– rarie» (4). Alia in responsione, 4 Octobris 1823, expresse determinatur praxis S. Congregationis circa dotem: «La massima che e in pratica nella Sacra Congregazione e questa, che le doti monastiche, e le somme, che si trovano negli Erari dei Luoghi Pii provenienti dalle vendite di Stabili, o da (1) GASPARRI, (). e, vol. 4, n. 1666, p. 725-726. (2) GASPARRI, o. c., vol. 4, n. 1773, p. 770. (3) GASPARRI, o. e,, vol. 4, n. 1565, p 680. (4) BIZZARRI, o. c., p. 438; GASPARRI, o. c., vol. 4, n. 1880, p. 842.

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