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l'approvazione del papa Paolo V, gli comunica la facoltà di poter riprendere il viaggio verso la primitiva destinazione. Era la terza «ubbidienza» ricevuta dal Santo, che annullava la seconda cli divieto, confermando, sotto forma più fluida, la prima. Pochi giorni dopo (26 marzo) ha informazioni dai deputati della nobiltà na– poletana sullo sviluppo delle trattative circa il progettato viaggio, col consiglio di riprenderlo, essendo ormai superati tutti gli artificiosi ostacoli. II Santo non pensa che a prepararsi, con tranquillità di spirito, a ripartire e condurre a conclusione la delicata ambasciata, cui sarebbero consacrati i residui giorni della sua movimentata vita. Seguiamo le ultime battute cli cronaca della permanenza di S. Lorenzo nel convento della SS. Concezione. Ai primi di aprile 1619, il Santo invia una lettera confidenziale all'amico P. Ambrogio da Firenze, che risiedeva, forse, a Mantova. Gli manifesta l'intima gioia personale per la felice soluzione della complessa faccenda e poi scrive con pacata ironia: « Gran cosa che, quello che fa professione di non aver paura di tutto il mondo (il vicerè di Napoli) sta così spaventato da un povero scalzo cappuccino... e per grazia ciel mio Signore eia tutte le sue insidie sono stato liberato». Il 4 aprile spedisce un plico ai deputati napoletani con gli incartamenti che gli avevano trasmesso a Genova, e unisce una lettera con ignorate notizie sugli ultimi atti da lui compiuti, in rapporto alla sua missione diplomatica, nell'ospitale convento genovese, alla vigilia della sua partenza per la Spagna. Avvisa i destinatari essere superflue nuove commendatizie, che essi stavan preparando a Napoli (risulta infatti che le spedirono il 5 apri le a Genova nel giorno in cui il Santo s'imbarcava) e gli comunica che egli partirebbe il giorno seguente; ma che prima si provvede– rebbe, a loro nome, il denaro necessario alla delegazione. Evidentemente S. Lorenzo desiderava, dopo cinque mesi d'involontaria sosta a Genova, accelerare la partenza, evitando ogni indugio. Non aspettò, infatti, ulte– riori istruzioni eia Napoli, che riteneva non necessarie; nè la somma per condurre a buon fine l'ambasciata, che si provvide di propria iniziativa. L'entità di essa non è conosciuta, mentre si sa chi gliela consegnò: e fu il banchiere genovese Giacomo Saluzzo, fiduciario della nobiltà napoletana. Si può, probabilmente, supporre che si aggirasse su 2000 ducati, che era la somma precedentemente stanziata dai depu– tati di Napoli per la delegazione ciel Santo. Nello stesso giorno 4 aprile ebbe un importante abboccamento col console della repubblica di Venezia in Genova, che aveva interesse all'ambasciata cli S . Lorenzo, durante il quale furon stabiliti il mezzo di trasporto e l'itinerario dal porto di Genova alle coste della Spagna. In navigazione: da Genova a Savona a San Lorenzo al Mare S. Lorenzo da Brindisi s'imbarcò nel porto di Genova venerdì 5 aprile 1619, insieme con due cappuccini: fra Giovanni (o Giovan Maria) da Monteforte, fratello laico, e P. Girolamo eia Casalnuovo sacerdote della provincia di Otranto. Questi risiedeva nel convento di Campi (Genova-Cornigliano), appartenente alla provincia ligure. Il bastimento che trasportò S. Lorenzo e i compagni di viaggio era una « gale– ra » veneta, non spagnola, come erroneamente si afferma eia alcuni biografi. * 83

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