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giacchè se manca questo, non tende le corde, non effonde i fiumi dell'ingegno, non usa la vivacità dello spirito e la energia, l'arringa sarà scialba ; e. finalmente, l'essere gradito e stimato da colui davanti al quale perora la causa ciel suo cliente». Se non fosse la storia a convincercene, basterebbe la lettura delle pagine del « Mariale » attraverso alle quali la figura ciel grande avvocato cli Maria si delinea nella luce pili avvincente ed affascinante, a persuaderci ciel grande successo della predicazione cli S. Lorenzo da Brindisi. La vampa ciel suo ardore per la Grande « Cliente» pervade, accende il cuore e il sangue fino a fonderli con il suo sangue e con il suo cuore. Più che un grande devoto cli Maria dobbiamo dirlo un suo «amante» appassionato. Come si afferma nella documentata introduzione al « Mariale », egli proclamava di avere da lei ri– cevuto immensi benefizi, tutta la sua scienza, il clono della lingua ebraica, la sua stessa vita. Ne portava il nome nel cuore, lo aveva sempre sulle labbra, si deliziava cli immergersi nella contemplazione delle sue grandezze e ne rimaneva spesso così rapito da non avvertire più nulla cli quanto avveniva intorno a lui. Viaggiando - e ne fece dei viaggi! - cantava le sue laudi; i suoi passi, come le sue missioni e pratiche e legazioni e ambasciate, a lei sempre ed in tutto affidava. Parlando di Lei era tanto e tale il suo ardore che neppure il sanguinare lo arrestava nell'impeto travolgente del suo fervore . • Se si tratta cli difendere la sua Divina «Cliente» dalle offese e profanazioni, il fuoco divora, l'agnello diventa leone che azzanna, l'amante sembra preso da un'ira sterminatrice: « Dio volle - scrive - che s i avesse tale riverenza all'Arca clell'Al– !eanza, perchè era iI suo abitacolo, eia decretare la morte per chiunque la avesse indegnamente toccata, come fu colpito cli morte Oza. MR noi, o cristiani, non sol– tanto tocchiamo indegnamente questa santissima Arca (Maria) quando recitiamo irriverentemente l'Ave Maria , ma molti la profanano orribilmente con le loro lingue sacrileghe, nialedette, diaboliche, con orrende bestemmie. O terra, o terra, tu già apristi altra volta la tua bocca per divorare vivi gli empi; o cielo, tu già pio– vesti fuoco sugli empi e li divorasti; tu possiedi tremendi fulmini; a che li trattieni? Scagliali, scagliali contro questi empi, e i cattivi malamente disperdi». Sarebbe insipiente e irreverente faciloneria spiegare le apostrofi, ricorrendo semplicemente all'arte oratoria del tempo. Qui è amore per la causa mariana ab– bracciata in pieno, sentita e vissuta nella visione della « Tutta Bella, della Tutta Pura, della Tutta Santa »; sono « le corde tese al massimo » (fino a far sanguinare) nell'arte che sgorga dalla pienezza del cuore. L'impressione doveva essere enorme! Tanto pili che la spada infuocata e fiam– meggiante, dopo essere penetrata fino ad atterrare ed atterrire, si fa luce vivissima cli confortante bontà: « O piuttosto, tu, rnisericordiosissimo Dio, disperdi malamente l O. Soste di S. Lorenzo in Liguria . ( Sarzana, Convento dei Cappuccini) 44 *
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