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negli stati austriaco e boemo. A capo di dodici cappucc1m, parte da Roma e, attra– versato a piedi il Tirolo, giunge a Vienna e riparte per Praga. Cominciano i suoi contatti di respiro internazionale. La fama di uomo straordinario trova conferma, non solo nel trattare affari politici e diplomatici con rara competenza, ma anche nelle manifestazioni della sua spiritualità e del suo ministero. Si presenta senza ostentazione e con una semplicità tutta singolare: religioso austero, predicatore dottissimo, vigoroso polemista, operatore di miracoli, illuminato, prudente, energico. Per ordine dello stesso Papa, a istanza di Rodolfo II, assume, nel 1600, l'inca– rico di direttore spirituale dell'armata imperiale operante in Ungheria contro i turchi. L'invasione nemica era in atto, e dai primi cli ottobre 1601 ardeva la guerra. L'esercito turco, potente di uomini e di mezzi bellici, stava per occupare un punto nevralgico dell'Ungheria , sotto la direzione cli Maometto III. La sconfitta cristiana avrebbe avuto tragiche conseguenze: il dominio mussulmano sull'Austria, sull'Italia e su gran parte d'Europa. * S. Lorenzo da Brindisi, alla guida di altri cappucc1111, già aveva intensamente lavorato a preparar l'armata cristiana alla lotta per la fede e la libertà, quando l'aggressione turca circonda la città chiave di Stuhlweissemburg (l'Alba Reale dell'antica monarchia ungherese), con forze preponderanti. Un sùbito terrore assale, dominandolo, il campo cristiano. Nel consiglio di guerra i comandanti decidono la ritirata. S. Lorenzo vigorosamente si oppone; ma i capitàni restano perplessi. A superare le preoccupanti incertezze, egli promette, in nome della Croce di Cristo, la vittoria. Nessuno poteva ragionevolmente dubitare della sua parola di santo. I capi vi aderiscono: le truppe si rianimano. Nei quattro giorni della sanguinosa battaglia, il Cappucci no accorre, alto sul cavallo, impugnando la Croce, dove la mischia è più violenta, a sostenere il rinato coraggio dei soldati. Pare che una forza misteriosa lo renda infaticabile, e lo pro– tegga, per miracolo: i proiettili dell'artiglieria e le palle dei fucili dell'esercito nemico cadono, senza colpire il Santo, ai piedi del suo cavallo bianco, che per ferite viene due volte sostituito. I combattenti cristiani lo seguono con sicurezza. Al tramonto del 12 ottobre si profila la promessa vittoria; le orde mussulmane, superstiti alla distruzione, umiliate battono in ritirata. I testimoni attribuirono unanimi il merito del trionfo esclusivamente a San Lorenzo; ed egli stesso, pur con frasi di sobrietà e modestia, nella sua « Auto– cronaca » non lascia dubbio nell'interpretazione dell'avvenimento, conclusosi con la prodigiosa potenza della Croce di Cristo. Più tardi si rammaricava, in confidenza, di aver perduto l'occasione del martirio. * Chiusa la parentesi dell'ufficio di Generale dell'Ordine cappuccino, dal 1602 al 1605, durante la quale appianò la deplorevole controversia fra il duca di Mantova e uno dei suoi vassalli, S . Lorenzo riprese l'attività diplomatica. Su invito del legato imperiale a Roma, Francesco Gonzaga di Castiglione, nel 1606, riceve dal Pontefice la missione di Cappellano del ricostituito esercito 38 *

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