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zione. « Predicai a lungo », afferma egli stesso. Ma ciò che più di ogni altra cosa doveva confondere e umiliare il teologo luterano, fu il gesto che S. Lorenzo fece al termine del suo discorso. « E poichè tali uomini - così racconta -- si strom– bazzano da se stessi come cime di professori di Divine Scritture, e vociferano che non insegnano altro che la pura purissima parola di Dio, da purissime fonti attinta, gettai dal pulpito il volume della S. Bibbia nei tre testi ebraico, caldaico e greco; e pregai gli uditori che, se ne volessero fare la prova, e saper con certezza quanto il signor Policarpo fosse addentro nelle Sante Scritture, gli portassero quella mia Bibbia: avrebbero allora toccato con mano che egli quei testi non sapeva nemmeno leggerli. Ma la cosa - continua il Santo - lo scottò ferocemente: e muto fuggì di Praga ». • La cosa, a Praga, terminò così. Ma appena ritornato in Sassonia, il Leyser si affrettò a pubblicare un libello contenente le due prediche da lui tenute a Praga, corredandole di una lunga prefazione e alcune aggiunte. Il libello, diretto principalmente contro S. Lorenzo e contro il predicatore gesuita Andrea Neubauer, fu ben presto divulgato in tutti i territori invasi dall'eresia. Al Santo ne fu reca– pitata una copia con scritta autografa del Leyser : « Fratri Capuccino suo adversario misit Polycarpus Laiserus, propria manu ». Ricevuto ed esaminato il libretto, Lorenzo decise di rispondere senza indugi con una breve apologia. Presto però pensò che fosse più utile intraprendere una confutazione generale del Luteranesimo. « Ripensatoci meglio, mi parve cosa inde– gna - scrive - sciupare il tempo a confutare quelle cianciafruscole da pazzi, e, come suol dirsi, perdere il ranno e il sapone. Onde, feci sì il proposito di rispondere, ma cambiando stile; e preso miglior consiglio, stabilii di prendere e di aguzzare la penna piuttosto contro il Luteranesimo che contro un povero luterano ». Questo perchè a S. Lorenzo pareva di poter « riguardare Lutero in Policarpo come in uno specchio, e così vedendo il padre nel figlio, contro Lutero e la sua setta stringer piuttosto la penna ». In poco piì.1 di un anno la prima stesura della « Lutheranismi Hypotyposis » era compiuta. Tuttavia, per motivi indipendenti dalla volontà del Santo e per la sopravvenuta morte del Leyser, nel 1610, l'opera rimase incompleta e inedita. Fu pubblicata soltanto dopo tre secoli dai Padri Cappuccini della Provincia Veneta. La spiegazione del titolo è data da S. Lorenzo stesso, nella prefazione alla sua opera: « L'ho intitolato l'Ipotiposi, cioè la « vera faccia» del Luteranesimo». Lo scopo dell'Ipotiposi fu duplice: rispondere al Leyser ribattendo le sue dot– trine e intraprendere una confutazione generale del Luteranesimo. Ciò corrispondeva alla duplice occasione, se così posso esprimermi, da cui essa ebbe origine: la disputa di Praga e il libello del Leyser, e il pericolo per la fede cattolica in Germania e in Boemia. Sorta in tale occasione, l'opera non vuole essere un manuale scolastico di espo– sizione e confutazione dell'eresia protestante, come per esempio le « Disputationes de Controversiis Christianae Fidei adversus huius tem1.3oris haereticos » del Bel– larmino; ma piuttosto « un manuale pratico ai fini dell'apostolato diretto ». S. Lo– renzo non si preoccupa perciò di raccogliere e confutare tutte e singole le dottrine protestanti, ma di cogliere i tratti caratteristici del Luteranesimo per mostrarne il vero aspetto e i pericoli, e confutarne direttamente i fondamenti. * 31

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