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Legato a Roma per Io spazio continuo di ben 42 anni e rinchiuso nella sua cella cappuccina di ricercatore e di studioso, mantenne sempre una estrema riservatezza. La sua persona passò inavvertita alla stragrande maggioranza dei confratelli di tutto l'Ordine che approdavano, anche se di passaggio, all'Ospizio generalizio di Roma, dove il p. Melchiorre viveva insieme agli altri frati dell'Istituto Storico. Cercheremo di tracciare un rapido ed essenziale profilo di questo « confratello buono, religioso integro e cappuccino autentico », come auto– revolmente è stato definito 63 • Premettiamo che non abbiamo neppure tentato di consultare le sue carte personali, rispettando anche « post mortem » quella privacy che egli tenacemente difese durante tutta la vita: una privacy in cui la classica riservatezza e signorilità castigliana si sposavano all'umiltà e semplicità francescana. La scelta del mestiere e del serv1z10 di storico e scrittore non fu sua: gli fu imposta dai superiori maggiori in tempi in cui l'obbedienza era accolta ed eseguita semplicemente, come cosa ovvia e naturale. Forse, nei primi anni della sua vita religiosa, sognò anche lui di andare missio– nario tra gli indios, dopo che, nel 1922, la provincia di Castiglia prese la missione del Caroni in Venezuela. Infatti, i confratelli che, insieme a lui portavano i nomi dei tre Re Magi - il cugino p. Gaspare da Pinilla e Baldassare da Matallana - furono ambedue missionari 69 • Ma il suo invio all'Università Gregoriana lo destinava all'insegnamento in provincia, dove, dopo un periodo piu o meno lungo di lettorato in teologia, avrebbe ancora potuto esercitare altre forme di apostolato, forse a lui piu care e confacenti, come per esempio quello della penna o, soprattutto, l'altro della direzione spirituale, a cui era stato in qualche modo iniziato con la lettura della corrispondenza epistolare della madre Sorazu. Fu dunque la decisione, a lui imposta dai superiori che nel 1932 lo inviarono al Collegio di Assisi, quella che segnò per sempre il corso della sua vita come studioso e scrittore. La scelta, anche se fatta da altri, fu tuttavia da lui accolta con entusiasmo, mai venuto meno sino alla morte, poiché vi ravvisò il modo concreto con cui doveva servire l'Ordine e la Chiesa. Un'occupazione, o se si vuole, una forma di aposto– lato che non era in contrasto con il primitivo carisma cappuccino, che egli in seguito avrebbe studiato e vissuto con tanto impegno. Inserito nella vita comunitaria di una normale casa cappuccina, prima ad Assisi e poi a Roma, il p . Melchiorre fu ognora un religioso pio ed esemplare. Assiduo al coro per la recita dell'officio divino e per l'ora– zione mentale in comune - fu sempre lui a leggere il brano che la precedeva -, mai gli venne in mente di chiedere una qualsiasi dispensa, nonostante la gran mole di lavoro a cui dovette far fronte specialmente negli anni piu difficili per la vita dell'Istituto. " Lettera del vicario generale p. Francesco Iglesias, in seguito al telegramma di condoglianze, in Bo/. Ofic. Castilla 36 (1983) 40. 69 Di suo cugino, morto il 16 novembre 1961, il p. Melchiorre scrisse, anonimamente, la nota necrologica (Bibl. 76). 35

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