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bellicosa del contesto italiano del suo tempo. Francesco ha visto da vicino, dopo la sua conversione, costanti drammi di tensioni sociali e cittadine. Tuttavia, non ha contestato direttamente, esplicita– mente, nella predicazione o negli scritti, per esempio l'u so generalizzato delle armi, moralmente necessario in quei tempi di permanenti ostilita cittadine e di deficienti servizi pubblici di sicurezza. Francesco era essenzialmente un uomo pacifico, una splendida incarnazione della beatitudine del Vangelo. Avendo la pace con se la portava dappertutto, spontaneamente, con se. Alla sola vista di Francesco, tutti - nobili e servi, laici e chierici - dimenticavano i loro dissidi. Sapeva andar per la vita tranquillamente, salutando quanti incontrava, chiedendo umilmente la liberta di pas– sare oltre - quasi domandando perdono - a chi ne sbar– rava la strada. Chiedeva ben perdono ai ladri ! E sapeva anche capire che se il lupo di Gubbio divorava persone e besti ame, questa non era una ragione per trattarlo senza cortesia. A ragione i Vescovi italiani hanno potuto dire in un bel messaggio in occasione dell' ultimo centenario di San Francesco: « Non solo le parole, ma tutta la vita evan– gelica di Francesco e l'eco chiara del saluto di Cristo ri– sorto: 'Pace a voi' ! » 145 • 145 « Il Signare día pace ». Messaggio dei vescovi all'Italia, 12 marzo 1982, in « L'Osservatore Romano» 14 marzo 1982, p. 4. Cfr. Paul Sabatier, L'originalita di S. Francesco d'Assisi. Torino 1908, p. 6s. Manuel C. Das Neves, O.F.M., Anúncio profético de paz em S. Franci sco, in AA.VV. Francescanesimo e profezia, a cura di E. Covi, l.c., p . 38-89. Jacques Guy Bougerol, Cortesía, in « Dizionario Francescano ». Spiritualita, l.c., col. 267-278. Jacques Paul, Pace, 91

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