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54 3. Sia chiaro, tuttavia, che l’opzione preferenziale per i poveri ci interpella come fraternità ed esige concrete attuazioni comunitarie, frutto di scelte condivise. N. 64 1. Pratichiamo la vita comune e condividiamo volentieri tra noi le cose date ai singoli. 2. A motivo della nostra professione religiosa siamo tenuti a consegnare alla fraternità tutti i beni, compresi stipendi, pensioni, sovvenzioni, assicurazioni che in qualunque modo ci pervengono. 3. La fraternità provveda a ogni frate il vitto, il vestito e le cose necessarie per l'esercizio del proprio ufficio. Per rispettare la medesima dignità di tutti i fratelli, si eviti ogni forma sia di privilegio che di egualitarismo. Inoltre, si tenga sempre conto che il nostro stile di vita deve costituire una testimonianza di povertà evangelica, di minorità e fraternità nei diversi contesti sociali e culturali. 4. I ministri e i guardiani siano per i frati esempio di minorità nella custodia della povertà e ne promuovano l'osservanza. N. 65 1. Poiché la povertà evangelica è un impegno essenziale della nostra forma di vita, nei Capitoli sia generali che provinciali e locali, prendiamo decisioni sul modo di osservarla sempre più fedelmente con forme convenienti al corso del tempo e alla diversità dei luoghi, e perciò sempre da riformare. 2. Con vicendevole carità e docili allo Spirito del Signore, verifichiamo spesso il nostro modo di osservare la povertà: il nostro stile di vita personale e comunitario sia sempre semplice e austero, la testimonianza delle nostre fraternità profetica e credibile, la nostra missione nei confronti dei poveri generosa e autentica. Articolo II La povertà riguardo ai beni e al denaro N. 66 1. Osserviamo la povertà che abbiamo promesso, memori delle intenzioni e delle parole di san Francesco: “I frati non si approprino di nulla, né casa, né luogo, né alcuna altra cosa”. 2. Usiamo i beni temporali per le necessità della vita, dell'apostolato, della carità, soprattutto verso i poveri.

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