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52 Capitolo IV La nostra vita in povertà Articolo I Il nostro impegno di povertà N. 60 1. Il Dio altissimo, Trinità perfetta e Unità semplice, è mistero di umiltà. La pura relazione di amore tra le Persone divine, che trabocca nella creazione e nella storia della salvezza, è modello di ogni relazione umana e fondamento della nostra vita in povertà e umiltà. 2. Massima manifestazione dell’umiltà di Dio è Gesù Cristo, il Figlio che tutto riceve dal Padre e tutto comunica con il Padre nello Spirito e che fu mandato ad evangelizzare i poveri. Egli, che era ricco, si è fatto povero per noi diventando simile agli uomini, affinché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà. 3. Dalla nascita nel presepio fino alla morte in croce amò i poveri e testimoniò l’amore del Padre che li cerca, ad esempio per i discepoli. 4. La Chiesa riconosce la povertà volontaria come segno della sequela di Cristo, specialmente nei religiosi, e propone san Francesco come immagine profetica della povertà evangelica. 5. Egli, infatti, colmo di stupore per la bellezza di Dio, che è umiltà, pazienza e mansuetudine, fu condotto alla scelta della povertà, sperimentata nell’umiltà della Incarnazione e nella carità della Passione, per seguire nudo il nudo Signore crocifisso. 6. L’ideale evangelico della povertà indusse Francesco alla umiltà del cuore e alla radicale espropriazione di sé, alla compassione verso i poveri e i deboli e alla condivisione della loro vita. N. 61 1. Aderendo alle intuizioni evangeliche di san Francesco e alla tradizione dell’Ordine, assumiamo come nostro compito speciale seguire la povertà del Signore Gesù Cristo in semplicità di vita e lieta austerità, nel lavoro assiduo, nella fiducia nella Provvidenza e nella carità verso gli uomini. 2. La povertà, scelta per seguire Cristo, ci rende partecipi della sua relazione filiale verso il Padre e della sua condizione di fratello e di servo in mezzo agli uomini, e ci induce alla solidarietà con i piccoli di questo mondo.

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